Per un pugno di Geppi...e poco più

da rai.tv

Per dare un giudizio del programma in esame, è necessarrio mettere in chiaro da subito quali siano le aspettative del telepettatore che il sabato pomeriggio si sintonizza con uno dei programmi più logevi della televisione italiana, Per un pugno di libri. Giunto alla sua sedicesima edizione e al suo terzo conduttore, lo show del carrello colmo di libri e delle trombette oldfashion, colonna sonora di prove ad alto tasso culturale, è oggi nelle mani di Geppi Cucciari  affiancata,  ça va sans dire, dall’immancabile Piero Dorfles. In realtà le squllanti trombette non figurano più tra gli oggetti di scena così come le lavagnette di ardesia, condannate allo stesso infame destino rottamatore. Al loro posto un studio più tecnologicamente sofisticato, animato in tutto e per tutto dalla padrona di casa (e dal suo maggiordomo) che, a dirla tutta, dei suoi ospiti non si cura più di tanto.

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 È per questa ragione che lo spettatore di rai 3, in fuga dai verissimi salotti di Lady Toffanin e un po’ stufo  di viaggiare con l’ormai bicentenario Osvaldo Bevilacqua (che al solo confronto Ulisse sarebbe stato tacciato di sedentarietà), si ritrova un po’ spaesato, seppur decisamente divertito,  nell’assistere alla longeva gara tra liceali. A dire la verità, la percezione è che gli studenti, un tempo veri protagonisti, non siano poi così preparati come nelle passate edizioni e che le prove proposte, quando non sono di una semplicità imbarazzante, manchino comunque di inventiva autorale. Certo l’assenza di genietti tutto libri e niente limoni ha un effetto tavor sul telespettatore (che era certo Gente di Dublino fosse il titolo del fashion blog più in voga al momento) e agevola una riapacificazione con la propria autostima. Ma oltre a venir meno il senso della gara, perchè di un quiz televisivo a squadre si sta pur parlando, scompare quell’unico pensiero che attanagliava la mente di chi guardava lo show fino a qualche anno fa: ‘Ma come fanno a saperlo?’.  Quel sentimento di ammirazione e fastidio è oggi assai diluito in un bicchiere mezzo vuoto di libri e adolescenziale competizione e mezzo pieno, con qualche goccia in più, di una straordinaria Geppi.

da rai.tv
I nostalgici di G’Day la ritrovano in ottima forma artistica. Divertente. Dissacrante. Disinvolta. Ma distante da un programma che sembra non coinvolgerla granchè (la percezione è che si divertisse di più su La7 con Valeria Marini, Flavio Soriga, e tutti gli ‘ospiti nel frigo’). Ironicamente severa, non manca di stroncare le manches di gara, lo studio, i concorrenti, gli autori, ‘i potenti mezzi della Rai’. Potrebbe essere li come altrove. Che sia Per un pugno di libri o G’Day non fa poi così tanta differenza (si pensi alle telefonate da casa).  Geppi va avanti sulla sua strada, con il suo stile (e lo fa in maniera egregia). Tutto questo ha indubbiamente i suoi pregi in un genere di programma dove, causa giovani Einstein al posto dei concorrenti, si rischia facilmente l’effetto Genius (che non annovererei nel palmares di Mike standingovationognivoltachelosinomina epercaritàègiustissimo Bongiorno). Allo stesso tempo, però, quasi tutto passa in secondo piano. Persino Dorfles, alle volte, ricorda persino il Morandi sanremese spalla di Geppi. A mancare è un lavoro autorale in grado di dare maggior linfa alla gara, ai libri e ai ragazzi e che sembra si dedichi  quasi esclusivamente a scrivere i testi della Cucciari. Questi elementi, uniti ad una coduttrice che difficilmete passa inosservata (e per fortuna!), fa si che Per un pugno di libri si trasformi in Per un pugno di Geppi.


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Per finire, dal momento che va molto di moda guardare alla televisione come specchio della società e del potere politico, lo faccio anche io. Per un pugno di libri, seppur con le dovute differenze, mi ricorda il governo Renzi. Gli ingredienti ci sono tutti, o quasi. Una primadonna ironica e brillante che degli altri non si cura più di tanto. Anzi, li prende anche un po’ giro. Un lavoro autorale/ministeriale deludente, che minimizza troppo spesso le capacità dei concorrenti/cittadini. Loro, i concorrenti/cittadini sottovalutati ed esposti a prove che ben poco li valorizzano. Discorsi, tanti, degni di nota (come quelli scritti per Geppi). Ma tra il dire e il fare...

Insomma dficiamocelo. Chi oggi guarda Per un pugno di libri assiste al Geppi Show. Tutto il resto è di contorno. 

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