Le Invasioni Barbariche: Staccate la Spina


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Anche i barbari si stancano di fare i barbari. Perché essere barbari comporta energia, passione fredda e appetito bulimico. Lo sa bene Daria Bignardi, ogni mercoledì sera in diretta da Milano su La7. Sempre più professoressa in età pensionabile che corsaro. Sempre più scrittrice (di successo) che conduttrice TV.  C’ è da dire che Madame Bignardi lo va ripetendo da un paio d’anni. La televisione la vuol fare sempre meno e, quando non la fa, né le manca né la guarda più di tanto. A pesare sull’affaticata Daria sono le oltre due ore e mezza di trasmissione imposte dalla dirigenza. Se di tale impegno altre colleghe che rispondono al nome Barbara e al cognome D’Urso ne fanno un vanto, una bandiera da sventolare, un riconoscimento dovuto, la stanca Bignardi sembra voglia, con grande felicità, liberarsene. Mai più Barbara, né barbarica.

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Cerca addirittura un sostituto, la non più barbarica Daria. È sembra averlo individuato in Alessandro Cattelan, classe 1980.  Lui, mandato in panchina il collega vj Maccarini (oggi desaparecido) ai tempi di TRL e preso sotto l’ala protettrice Venturiana, di sostituire Madame Bignardi non ci pensa affatto. Tra i volti di punta a Sky, Cattelan il suo programma di interviste ce l’ha e se lo tiene ben stretto. Ci prova Daria sottoponendolo a un test che deciderà della barbarica eredità, ma senza successo. Forse, a giudicare dalle sue risposte, il padrone di casa di X Factor si aspettava un’intervista più seria e psicologica invece riservata all’unico merito festivaliero targato Carlo Conti: Arisa. Lei non ci dice molto più di quanto non avesse fatto un anno fa. E spiace dirlo, ma questo sembra essere il trend dell’edizione 2015 de Le Invasioni Barbariche. Arrivare alla fine delle interviste pensando: ‘E quindi?’. Accade con vecchie conoscenze del programma come Fabio Volo e Geppi Cucciari. Con Valeria Golino, nuovo amore platonico lesbo-chic della conduttrice. Con i due temerari inviati di Enrico Mentana, Alessandra Sardoni e Paolo Celata, per i quali la Bignardi sembra non avere alcuna domanda se non capire che aria si respiri nella redazione del tg della settima rete.

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La Daria un tempo barbarica sembra inoltre non dare troppo peso alle affermazioni imprudenti di Marianna Madia. Affrontando il tema dell’eutanasia e della sua regolamentazione, il ministro afferma che ‘il confine tra vita e morte sia un confine complicato da definire’ e che ‘forse è meglio non fare leggi e lasciare una zona grigia. La zona grigia significa affidare alla comunità amante di quella persona il discernimento di quel passaggio così misterioso e che solo chi ti ama e chi ti sta curando può scegliere per il tuo bene e senza che ci si debba permettere di giudicare quella scelta’. La Bignardi chiede a questo punto un chiarimento. Forse un guizzo barbarico? No. ‘La regolamentazione è una regolamentazione delle coscienze laddove si capisce che ogni caso è a se, che una legge probabilmente è troppo rigida e che ogni caso è troppo diverso per essere inquadrato in una legge rigida’ risponde la Madia. Peccato che poi tale regolamentazione delle coscienze non basterebbe ad evitare il carcere al medico non tutelato da una legge ‘troppo rigida’.
  
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Ad essere entrato in quella zona grigia descritta dal Ministro della Pubblica Amministrazione sembra essere proprio il programma barbarico. Gli ascolti lo confermano (666.000 telespettatori pari al 3,05% di share), ma non è questo il punto. Il punto è che spesso si dovrebbe lasciare prima che inizi la caduta, dedicandosi ad altre attività (cha a quanto pare riescono molto bene) e staccare definitivamente la spina. I telespettatori amanti capiranno.

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